Lo stress è una risposta psicofisica, di natura emotiva, sociale o cognitiva, che un individuo subisce e percepisce come eccessivi. Possiamo distinguere tra due categorie di stress: acuto, che si verifica una volta sola e di durata limitata, e cronico, dalla lunga durata, in grado di divenire un ostacolo tra l’individuo e gli obiettivi personali. Tra questi due si introduce uno stress definito “cronico intermittente”, ovvero un quadro di attivazione da stress che si presenta ad intervalli regolari, con una durata breve e un discreto periodo di prevedibilità. Accanto alla distinzione sulla base della durata dello stress possiamo individuare delle sotto-categorie sulla base della natura stessa degli eventi stressanti. In diversi casi gli “stressor” sono nocivi e possono portare anche ad un abbassamento delle difese immunitarie, prendendo il nome di “distress”. In altri casi, gli stressor sono benefici, poiché riescono a favorire una maggiore vitalità dell’organismo, in questi casi si utilizza il termine “eustress”.

 

I primi studi nella ricerca sullo stress li dobbiamo ad Dott. Hans Selye, medico Austriaco che più o meno nella metà degli anni trenta del secolo scorso, lavorò su questo tema presso l’Università di Monteal. Grazie ai suoi studi, Selye descrisse un ciclo oggi noto come “sindrome generale di adattamento” la prima risposta ad un certo evento esterno stressante (stressor) costituisce quella che viene indicata come “reazione di allarme”.  Se lo stressor non è sufficientemente potente da risultare incompatibile con la sopravvivenza dell’organismo ma resta allo stesso tempo prolungato, si innesca una seconda fase che si definisce di “resistenza”, che a livello di attivazione dell’organismo coincide con risposte diverse e sotto alcuni aspetti opposti rispetto alla reazione di allarme. Questa fase però non può essere protratta a lungo: se l’evento stressante continua ad essere presente in mondo intenso, si va incontro ad una fase di esaurimento, le risorse che ha l’organismo sono limitate e prima o poi si esauriscono.

Differenze sono state notate da Selye tra gli essere umani e gli animali sottoposti alla sindrome generale di adattamento; se nel regno animale la reazione di allarme è innescata generalmente da un altro animale, un tipico predatore o da altre minacce concrete per la sopravvivenza, per l’uomo Selye notò che si reagiva in questa maniera anche se nessun pericolo reale per la sopravvivenza era presente. Per gli uomini, lo stress rappresenta una questione di sicura importanza, che non si esaurisce in una reazione naturale a un pericolo imprevisto e concreto per la propria esistenza, nelle moderne società questo tipo di reazione di allarme può diventare una maniera di vivere la quotidianità in modo dannoso.

 

I sintomi che le persone subiscono da queste “reazioni di allarme” che alla fine portano allo stress per come lo conosciamo oggi, sono vari e di diversa intensità, e possiamo distinguerli in varie categorie:

 

  • SINTOMI FISICI: Il classico mal di testa, mal di schiena, tensione al collo e nelle spalle, tachicardia, indigestione, extrasistole, problemi di insonnia, stanchezza cronica, acufeni.
  • SINTOMI EMOZIONALI: Rabbia, ansia, infelicità, tensione.
  • SINTOMI COMPORTAMENTALI: alimentazione compulsiva, tendenza ad assumere alcolici, atteggiamento eccessivamente critico verso gli altri, difficoltà a portare a termine i propri compiti
  • SINTOMI COGNITIVI: Distrazione, perdita del senso dell’umorismo, incertezza nella presa di decisione, mancanza di creatività.

 

Lo stress è uno dei fattori di rischio per la depressione, provoca un aumento dell’attività del sistema ormonale che regolare il rilascio di cortisolo, aumentando i rischi per i disturbi cardiovascolari. Ma un ruolo molto importante nel combattere lo stress lo gioca l’acqua. Proprio cosi, i ricercatori della University of North Florida hanno rilevato nei loro studi come ad esempio i suoni della natura e dell’acqua influenzino la psicologia e la fisiologia degli individui. Nell’analisi consegnata al Public Healt Reports hanno misurato su un campione di persone i livelli di stress e tensione muscolare, notando che questi diminuivano drasticamente durante l’ascolto dello scorrere dell’acqua, mentre il campione di persone a cui era stata fatta ascoltare musica classica non avevano avuto gli stessi benefici. Inoltre è stato dimostrato che un cervello sotto stress ha bisogno di acqua pura. 

Luogo comune vuole che si pensi il cervello abbia bisogno perlopiù di zuccheri durante un periodo stressante, magari sotto esami all’univesità, invece oltre a elementi ricchi di antiossidanti e omega 3, il cervello nei periodi stressanti necessita di acqua di qualità, in grado di mantenere idratato il cervello, rendendo possibile il massimo rendimento e il massimo della concentrazione.

Inoltre una buona idratazione permette di mantenere la soglia dello stress bassa. E’ risaputo che la mancanza di idratazione e di minerali favorisce uno stato dsi agitazione, di stress e di depressione. Per questo è consigliabile bere molto e soprattutto bere un acqua pura e alcalina che mantiene contribuisce a mantenere una buona salute.

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