Estate e tempo di giornate in riva al mare ma come ogni anno si presenta il problema dell’inquinamento da plastica. Secondo il WWF solo poco più del 20% della plastica è stato riciclato o incenerito, il restante ha terminato la sua vita in mare – per un totale di 150 milioni di tonnellate di plastica disperse nei nostri oceani.

Dai dati recenti il Mediterraneo è il mare che si sta scaldando più velocemente, oltre ad essere quello più invaso dai rifiuti: ogni anno, 570mila tonnellate di plastica finiscono tra le sue onde. Molti di questi rifiuti (circa il 18%) provengono dalle attività di pesca, acquacoltura e navigazione, e includono attrezzi da pesca persi o abbandonati che continuano a danneggiare la flora e la fauna come le buste monouso che vengono scambiate ad esempio per organismi gelatinosi come le meduse, di cui amano cibarsi le tartarughe (rischiando per questo motivo l’estinzione).

 

Da poco pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed approvata dal Parlamento italiano lo scorso 17 maggio, con la Legge Salvamare  pescatori  ed associazioni finalmente possono portare al porto la plastica che viene ritrovata nelle reti da pesca, di modo tale che possa essere smaltita correttamente, senza rischiare di ricevere multe.

Servirà soltanto aspettare i 14 giorni canonici per l’entrata in vigore della legge, che sarà ufficialmente operativa dal 25 giugno. Si tratta di una norma molto importante e tanto attesa dalle associazioni ambientaliste, ma non solo. Prima del suo via libera ufficiale, chi recuperava rifiuti in mare era costretto a rigettarli nell’acqua per non incorrere in sanzioni o denunce per traffico illecito di immondizia.

Un vero e proprio paradosso che ostacolava non solo le buone intenzioni, ma anche tutte quelle iniziative che avrebbero potuto aiutare a ripulire il pianeta.

Il problema dell’inquinamento da plastica è quello decisivo per il futuro della biodiversità nei nostri mari. Basta pensare al fatto che la scorsa settimana, scandagliando circa 23mila chilometri di spiagge in prossimità di centri urbani, gli attivisti di Legambiente hanno raccolto 1.176 chili di rifiuti nel corso di un’iniziativa di sensibilizzazione. Due terzi di questi rifiuti sono di plastica, spesso monouso: una situazione che si spera cambierà nel corso del tempo con l’aiuto e l’impegno di tutti noi. Se l’inquinamento da plastica che continua ad aumentare se non verrà interrotto, si prevede che entro il 2050 negli oceani ci saranno più plastiche che pesci. Una previsione apocalittica.

Ognuno di noi può contribuire in modo rilevante nella gestione e nell’attenzione nei confronti dell’inquinamento dei rifiuti.

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