Come ogni anno, il 5 giugno si è celebrata la GIORNATA MONDIALE PER L’AMBIENTE, iniziativa globale promossa dal Programma delle Nazioni Unite per ricordare l’importanza di preservare il nostro pianeta e l’ambiente. Lo Slogan di quest’anno è  stato #BeatPlasticPollution , ricordandoci che le azioni delle persone sull’inquinamento da plastica sono importanti.

La plastica ha oramai completamente invaso il nostro pianeta, diventando il materiale con cui facciamo quasi tutto ma non è un bene per la  nostra salute e per il pianeta.

Un gruppo di ricerca statunitense  ha misurato per la prima volta la quantità totale di materie plastiche prodotte dai primi anni cinquanta. A preoccupare è soprattutto il tasso d’incremento della produzione: metà di tutta la plastica realizzata dal 1950 è stata prodotta negli ultimi 13 anni. Se questo trend fosse confermato, entro il 2050 la quantità totale di plastica depositata nelle discariche e dispersa nell’ambiente raggiungerebbe i 12 miliardi di tonnellate.

I primi anni cinquanta sono ricordati per molti eventi politici e sociali. Meno spesso, per l’inizio di una rivoluzione nel mondo dei materiali sintetici: la produzione massiccia di plastica. Ora un gruppo di ricercatori dell’Università della Georgia, dell’Università della California a Santa Barbara e di altri istituti di ricerca si è preso la briga di calcolare quanta ne è stata prodotta finora.

Secondo i risultati, pubblicati su “Science Advances” si tratterebbe di 8,3 miliardi di tonnellate, ma il dato forse più interessante è che di questa quantità, 6,3 miliardi sono già diventati spazzatura. Solo il 9 per cento della plastica giunta al termine del suo utilizzo è stato riciclato, il 12 per cento incenerito e il 79 per cento accumulato nelle discariche o disperso nell’ambiente, con grave danno degli ecosistemi. Secondo una stima dello stesso gruppo, nel solo 2010 sono entrati negli oceani otto milioni di tonnellate di plastica.

“La maggior parte delle materie plastiche non si biodegrada in alcun modo, e così la plastica che gli esseri umani hanno prodotto resterà con noi per centinaia o anche migliaia di anni”, ha spiegato Jenna Jambeck, coautore dello studio. “Le nostre stime sottolineano la necessità di pensare criticamente ai materiali che utilizziamo e alle nostre pratiche di gestione”.

 

La produzione globale di plastiche è aumentata dai 2 milioni di tonnellate del 1950 agli oltre 400 milioni di tonnellate del 2015, con un’accelerazione che non ha eguali tra gli altri materiali, a parte acciaio e cemento. Con la differenza che questi ultimi sono utilizzati nell’industria edile, mentre nel caso delle plastiche il mercato più ampio è quello del packaging: di conseguenza la maggior  parte dei prodotti viene buttata dopo l’uso.

 

Dall’analisi di questi materiali è risultato che mentre la maggior parte delle acque del Circolo polare artico era inquinata solo in misura lieve, i rifiuti di plastica presenti in superficie erano molto abbondanti in Groenlandia e nel mare di Barents: secondo le stime, si tratterebbe di alcune centinaia di tonnellate di frammenti e sul fondo dell’oceano, sostengono in ricercatori, è probabile che le quantità siano ancora maggiori.

Il 99% della plastica è costituito da sostanze chimiche provenienti da fonti inquinanti e non rinnovabili. La maggior parte della plastica, la cui produzione è aumentata di oltre 22 volte negli ultimi 50 anni, non si disperde mai veramente, ma si rompe e le particelle di plastica vengono ingerite dai pesci o dal bestiame, prima di essere consumate dagli esseri umani attraverso il cibo e l’acqua del rubinetto.

Ci sembra chiaro che non abbiamo più tempo. Il cambiamento deve avvenire ora. Come? Proteggendo il nostro pianeta, che è la nostra casa comune, cosa che si può fare solo attraverso le nostre azioni quotidiane,